Introduzione
La ragione primaria per cui l’arma corta è portata sulla persona di chi crede di dover eventualmente utilizzarla a fuoco, consiste nel fatto che l’arma corta, pistola semiautomatica o revolver che essa sia, è facilmente assimilabile nel contesto del vestiario indossato e altrettanto facilmente pronta per essere puntata sul bersaglio armato. Dobbiamo puntualizzare che, in effetti, l’arma corta è portata dall’operatore armato per convenienza (essendo di ridotte dimensioni, può essere portata anche in modalità discreta) e non perché essa costituisce una soluzione assolutamente efficace nel campo del confronto armato.
Infatti, la munizione incamerata ed esplosa dall’arma corta mal si presta ad assolvere il pur evanescente concetto del “potere d’arresto”, in quanto detta munizione non contiene abbastanza polvere da sparo da catapultare efficacemente un proiettile all’interno dell’aggressore, in modo da causare la cessazione immediata delle ostilità. La munizione dell’arma lunga, invece, ha la capacità di scagliare proiettili di vario calibro e peso a velocità persino triple, con l’effetto finale di produrre la neutralizzazione pressoché istantanea del soggetto. La suddetta distinzione è addotta in via semplificante, in quanto è anche vero che colpi precisi inferti al sistema nervoso centrale da un proiettile proveniente dall’arma corta risultano nel fermo istantaneo del soggetto così colpito, con riferimento certo all’arma corta “operativa”, cioè dotata di una munizione ottimale.
L’arma corta “operativa” è senz’altro la pistola semiautomatica, nella limitata varietà dei calibri operativi più utilizzati, che vanno dal 9 mm al .45 ACP (includendo il .357 SIG e il .40 S&W). Altri calibri sono inefficaci perché inadeguati a produrre un potere d’arresto decisivo, oppure perché, pur essendo potenti, devono essere utilizzati in un’arma che non può essere né portata facilmente sulla persona, né maneggiata agevolmente durante la reazione a fuoco. Il revolver, invece, sebbene non possa accostarsi alla pistola semiautomatica nel contesto operativo, trova comunque impiego come arma difensiva (soprattutto nella difesa abitativa) e come seconda arma. Detto ciò, andiamo a chiarire i concetti di porto tattico e porto operativo. Porto tattico e porto operativo sono, in realtà, concetti separati perché connessi a diverse funzioni dell’operatività, ma pur interdipendenti, in quanto l’uno favorisce oppure pregiudica il risultato ottenibile dall’utilizzo dell’altro.
In breve, il porto operativo è il modo di portare l’arma corta in condizione (più o meno) operativa, con riferimento alla posizione della prima cartuccia all’interno della pistola semiautomatica (dentro il caricatore, oppure dentro la camera di cartuccia) e della leva di sicurezza e le posizioni del cane, mentre il porto tattico costituisce la modalità del porto di detta arma sulla persona dell’operatore (in fondina oppure in tasca, per esempio). Il revolver moderno non presenta peculiarità di sorta nel porto operativo, in quanto il porto della medesima arma non presenta opzioni di sorta. Il porto operativo deve essere stabilito dall’operatore in conformità ad una serie di criteri, alla cui base vi deve essere la sicurezza del porto dell’arma. Le caratteristiche meccaniche (interne ed esterne dell’arma) devono essere prese primariamente in considerazione, in quanto alcuni tipi di porto sono essenzialmente riferiti ad alcuni tipi di meccanica, riscontrabili in alcuni tipi di pistola semiautomatica.
Si tenga presente che - finalmente! - le denominazioni originali che fanno riferimento alle azioni meccaniche dell’arma corta, sono state recentemente aggiornate. La vecchia denominazione dell’azione presente in un’arma che possiede entrambi tipi di azioni (singola e la doppia), era “doppia azione”: un errore grossolano, in quanto la mera doppia azione (presente in pistole e revolver privi di azione singola) era poi stata identificata con D.A.O. (Double Action Only = doppia azione soltanto), per differenziare i due tipi di azione. L’insieme delle due azioni (singola e doppia) è stato infine designato con il termine di “azione mista”, che ne rappresenta la funzione in modo più specifico. Ciononostante, molti istruttori ed operatori americani si riferiscono all’azione mista come “Traditional Double Action”, inoltre continuando ad usare il termine D.A.O. Le abitudini sono dure a morire, ovunque! In base alle suddette caratteristiche, vi sono modalità di porto operativo, catalogate dagli Americani come “Conditions”. Ne esistono tre diverse tipologie.